Provette con K3 EDTA
Le provette con EDTA (acido etilendiamminotetraacetico) sono progettate per le analisi di sangue intero sia in ematologia, per la determinazione di eritrociti, leucociti e trombociti, sia in diagnostica molecolare, per l’estrazione del DNA e la conduzione di test genetici.
In questa tipologia di provette la presenza dell’anticoagulante EDTA impedisce la cascata coagulativa legandosi agli ioni di calcio. Le provette con EDTA riducono il rischio di emolisi, cioè la rottura delle cellule ematiche, risultando particolarmente utili negli esami che ne richiedono l’analisi dettagliata, come l’emocromo completo, e prevenendo l’alterazione dei parametri di laboratorio. L’agente anticoagulante EDTA fu scoperto nel 1935 da Gerold Schwarzenbach, e nel corso del tempo ne sono state sviluppate diverse varianti per adattarsi a specifiche esigenze diagnostiche e di ricerca.
Tipologie di provette con EDTA e applicazioni comuni
Le provette con EDTA si distinguono principalmente in K2 e K3.
La principale differenza tra le due, entrambe costituite da ioni di potassio chelati dall’EDTA, è la loro influenza sui risultati dei test ematologici. Le provette con EDTA K2 contengono due ioni di potassio, mentre le provette con EDTA K3 ne contengono tre.
Le provette con EDTA K2 aumentano leggermente il MCV (volume corpuscolare medio) dei globuli rossi a concentrazioni più elevate.
– Provette con EDTA: utilizzo nei test ematologici
Le provette con EDTA sono fondamentali per l’esecuzione di test ematologici.
Innanzitutto l’emocromo completo (CBC), che fornisce informazioni dettagliate sulle cellule ematiche, come il numero di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine, nonché la misurazione dei parametri ematici come l’emoglobina e l’ematocrito.
Vengono inoltre utilizzate per determinare la VES (Velocità di Sedimentazione degli Eritrociti), che misura la velocità con cui i globuli rossi si separano dal plasma. Questo test è spesso utilizzato come indicatore non specifico di infiammazione o infezione nel corpo.
Un altro impiego riguarda la misurazione dell’Emoglobina A1c (HbA1c), che rappresenta la percentuale di emoglobina legata al glucosio nel sangue. Questo test è utile per monitorare e gestire il controllo glicemico nei pazienti diabetici nel corso del tempo.
– Provette con EDTA: usi specifici nei test molecolari
Le provette con EDTA sono ampiamente impiegate nei test molecolari diagnostici, che si basano sull’analisi del materiale genetico, come l’estrazione del DNA e l’amplificazione mediante la reazione a catena della polimerasi (PCR).
Nei test molecolari l’EDTA svolge un ruolo fondamentale, in quanto impedisce la coagulazione del sangue durante la manipolazione e la conservazione, mantenendo intatto il DNA presente nelle cellule senza interferire con le reazioni di amplificazione e consentendo un’accurata analisi genetica, ad esempio nella diagnosi di malattie genetiche ereditarie o nella determinazione di varianti genetiche specifiche. Inoltre, le provette EDTA sono utilizzate anche nel sequenziamento di nuova generazione (NGS), che consente l’analisi di interi genomi o regioni specifiche del DNA. L’EDTA garantisce la stabilità del campione durante tutto il processo di preparazione e sequenziamento.
Tendenze emergenti e innovazioni nella tecnologia delle provette con EDTA
La tecnologia di produzione delle provette con EDTA continua a evolversi, con l’obbiettivo di migliorarne la stabilità, l’efficacia e l’integrazione nei flussi di lavoro di laboratorio.
Alcune delle tendenze emergenti includono nuovi additivi per migliorare la stabilità delle provette, che possano contribuire al prevenire la degradazione del campione nel tempo. Inoltre, con l’avanzamento della robotica e dell’automazione nel settore dei laboratori diagnostici le provette con EDTA vengono sempre più integrati nei flussi di lavoro automatizzati, per implementare la produttività, ridurre gli errori umani e migliorare la tracciabilità.